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“Meeting with Paolo Cavallone” in Treviso on March 25, 2025 at 8pm

MEETING WITH PAOLO CAVALLONE

Altri suoni: a Treviso per un incontro musicale con Paolo Cavallone

Il 25 marzo 2025, alle ore 20:00, il Teatro Del Monaco di Treviso ospita un prestigioso incontro musicale con il compositore Paolo Cavallone, protagonista di un evento che unisce eccellenza artistica e repertori di grande fascino.

La serata vede la partecipazione della celebre pianista Maria Perrotta e del Quartetto Guadagnini, dalle mirabili doti, vincitore del Premio Farulli nel 2014, nell’ambito del XXXIII Premio Abbiati. Il Quartetto Guadagnini si è costituito nel 2012 e si esibisce regolarmente in importanti sale concertistiche di Europa, Cina, Giappone, Thailandia, Sud America ed Emirati Arabi Uniti. Maria Perrotta è particolarmente apprezzata per il suo ampio repertorio e le sue registrazioni per la Decca – ricordiamo le Variazioni Goldberg, le ultime tre Sonate per pianoforte di Beethoven e un CD dedicato a Chopin – le quali sono state accolte entusiasticamente dalla critica.

L’ensemble, composto da Fabrizio Zoffoli e Cristina Papini al violino, Matteo Rocchi alla viola, Alessandra Cefaliello al violoncello e Maria Perrotta al pianoforte, esegue musiche di Robert Schumann e Paolo Cavallone, offrendo al pubblico un’esperienza musicale unica e intensa.

Un appuntamento imperdibile per gli appassionati di musica classica e di ricerca. Paolo Cavallone, docente di Composizione al Conservatorio “B. Marcello” di Venezia, è considerato come uno dei maggiori compositori di oggi, un pioniere nell’ideazione di nuovi concetti compositivi. Lo abbiamo incontrato:

  • Maestro Cavallone, ci può raccontare com’è nata l’idea per questa nuova collaborazione? Alcune fra le sue composizioni in programma sono fra le sue più note ed eseguite regolarmente a livello internazionale. Pensavo, ad esempio, al brano per pianoforte “Confini”.

Penso che gli incontri musicali ed umani non siano mai casuali. Collaboro sia con Maria Perrotta, sia con il Quartetto Guadagnini da anni e l’interazione umana e musicale che si genera, ha sempre prodotto una proliferazione di stimoli sonori molteplici. Fra loro, Maria ed il Quartetto, non avevano mai suonato insieme. Ci è sembrato naturale, dunque, far confluire la nostra creatività ed energia in un comune evento sonoro. I brani che ho selezionato, come ricordava lei, sono legati da un’unica metafora che si riconfigura in modi diversi nei vari gesti esecutivi. Oltre al brano da lei citato, saranno eseguiti “En coup de foudre” e “Mercutio”. Ci sarà anche una prima assoluta: si tratta di “Variazioni nello stille classico”. Un brano che ho dedicato a Maria Perrotta.

  • Quali elementi stilistici caratterizzano “Confini” e il suo secondo quartetto per archi “Mercutio”?

Confini è un brano del 2006. L’idea originale era quella di realizzare una sonata per pianoforte. Ho impiegato due anni per comporlo. Ad informare il brano c’è lo sforzo di immaginare un pezzo per pianoforte nel nostro tempo, nel XXI secolo, con i suoi ritmi, le sue dimensioni, il suo essere “senza confini”. Da un punto di vista storico, anche la sonata classica nasceva da un confronto con la realtà e ne rispecchiava strutturalmente le sembianze. La sonata moderna dovrebbe rispecchiare a sua volta quella realtà caleidoscopica del mondo d’oggi, fatto di poliedricità ideologica, multietnicità. Da qui la compresenza nella mia composizione di materiali diversi… se la musica apre determinate “direzioni” sonore, io la accolgo. Naturalmente, si tratta di una lettura a più prospettive del materiale modellato. Nel caso specifico di “Confini”, sono chiari gli echi di Debussy e Ravel, come quelli di Scarlatti, Piazzolla, dal flamenco al tango. Queste diverse sonorità, oggi, possono convivere, non come in un collage, ma cercando la radice comune che ne giustifichi una diversa collocazione e una diversa configurazione nel divenire sonoro.

Per quel che concerne Mercutio, entriamo in un ambito più intimo, come avviene spesso nel confronto con il genere del quartetto d’archi. Il titolo proviene dall’omonimo personaggio shakespeariano nel dramma di Romeo e Giulietta.  Nel mio immaginario personale, M. diventa simbolo dell’intera dinamica della tragedia, con i suoi monologhi e le sue metafore, amplificando la voce dell’autore e delineando due piani che per opposizione definiscono una realtà unica: il bianco e il nero, il buio e il chiarore, il conoscibile e l’inconoscibile. Di conseguenza, il Quartetto Mercutio rappresenta un tentativo di definire per opposizione differenti configurazioni del gesto musicale come elementi possibili di un utopico caleidoscopio sonoro. I confini musicali: l’ottava, intesa come “diabolus in musica” e come intervallo neutro romantico e, viceversa, il tritono, intervallo neutro e “diabolus in musica” storico; il semitono come intervallo minimo del sistema temperato e zona di confine massimo nelle dinamiche interne del suono. Si possono trovare riferimenti con il Sator ed archetipi come il nome B-A-C-H (alfa-omega della tradizione occidentale colta).

  • Parliamo di “En coup de foudre”. Una sonata per violino e pianoforte che Ennio Morricone definì come “un brano meraviglioso”. In questa composizione, come ha gestito l’interazione tra i due strumenti?

Il titolo del brano si riferisce, poeticamente, a quelle emozioni che arrivano all’improvviso (“arriver en coup de foudre”), come un fulmine. Dei “colpi”, delle riverberazioni interiori da cui si staglia il negativo di un’immagine – di una foto o di un ricordo – quasi ad impedire il respiro. Da un punto di vista più strettamente musicale, i frammenti motivici, le rifrazioni armoniche e delle figure delineano, formalmente, una sorta di sonata bipartita.

  • Il primo tempo del concerto – una sezione monografica a lei dedicata – sarà seguito da una seconda parte costituita dal celebre Quintetto con pianoforte in Mi bemolle maggiore Op. 44 di Robert Schumann. Qual è la logica di accostamento dei brani? Le sue “Variazioni alla maniera classica”, brano con cui si apre il concerto, sono in qualche modo “imparentate” con il quintetto di Schumann?

Viviamo in una società estremamente ricca da un punto di vista delle possibilità e degli idiomi a disposizione di un compositore, ma che tende anche a “sradicarci” dalla nostra cultura storica. Penso che la ricerca della nostra essenza, il ricercare sempre, appunto, le radici, debba essere uno sforzo obbligato. Se perdiamo una tale memoria, vale a dire il nostro patrimonio genetico “metafisico” – mi si passi il termine – non siamo/esistiamo più.

Il legame con Schumann lo si trova, nei miei brani, nell’eredità che ciascun musicista che si forma sulle partiture dei grandi del passato – dunque anche in Schumann – assorbe nel confronto con la cultura profusa da composizioni che rappresentano dei veri e propri monumenti e che continuano ad arricchire l’umanità. Si tratta sempre, nel lavoro creativo, di rimodellare e di rileggere delle metafore, che si riconfigurano nel corso della storia. Dunque, le figure presenti nel Quintetto schumanniano in qualche modo si ripropongono, per analogia (nel confronto con la contingenza storica), in brani odierni, incluso nei miei. Al fine di creare una sorta di forma ciclica dell’intero concerto, ho deciso di iniziare con un mio brano in stile settecentesco, un divertissement, un omaggio alle nostre radici storiche. Penso che oggi più che mai, nella nuova epoca in cui siamo entrati, l’artigianato rappresenti un valore fondamentale. Si sente spesso dire che ormai “si può fare tutto”. Ebbene, per scomporre la figura di una mano, un pittore direbbe che “bisogna prima saperla disegnare”.

  • Cosa spera che il pubblico di Treviso possa trarre da questo evento? Il concerto sarà preceduto da una sua prolusione: c’è un messaggio o un’emozione che desidera particolarmente trasmettere?

Treviso è una città che amo e a cui sono legato umanamente ed artisticamente. Ho accettato questo invito dalla direzione artistica, dal Maestro Stefano Canazza, con grande entusiasmo. Il Maestro Canazza mi ha confidato di voler intraprendere un percorso di programmazione di musica nuova e di ricerca per un teatro musicale innovativo. Inutile dire che il progetto mi ha letteralmente conquistato. Spero che l’evento del 25 marzo rappresenti un’occasione di successo e la pietra fondante di un percorso lucente per Treviso, per gli anni a venire.

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